Aprire un’attività commerciale e trasformare la propria idea imprenditoriale in realtà produttiva è il sogno di molte persone.
Realizzare un progetto di questo tipo e riuscire a mantenerlo in vita anche dopo i primi anni di attività non è semplice, ma la ripresa del settore da un lato e la semplificazione burocratica introdotta dalla legge Bersani dall’altro, hanno permesso a tante persone di mettersi in proprio raggiungendo con successo i propri obiettivi professionali.
Alla base di qualsiasi tipologia di progetto imprenditoriale occorre innanzitutto mettere in atto una strategia che miri ad analizzare il mercato e il settore in cui ci si vuole inserire, senza lasciare nulla al caso: dal budget dei costi iniziali di avvio dell’attività allo studio della concorrenza fino alla scelta del locale e la scelta di quale attività commerciale aprire. Tutto deve essere preventivamente pensato per ridurre al minimo il rischio di fallimento.
La fase di avvio di un’impresa è la fase più importante e richiede un notevole impegno in quanto occorre mettere in campo tutte le proprie abilità per lo sviluppo futuro dell’attività.
Oltre ad avere la giusta idea imprenditoriale, dovrete valutare gli obiettivi, i potenziali rischi, le spese per l’investimento iniziale ma bisogna studiare anche le condizioni economiche e il territorio in cui vorrete inserirvi e soprattutto dovrete analizzare voi stessi e le vostre attitudini professionali per rivolgervi al pubblico.
Quali requisiti occorrono per diventare imprenditori? A chi rivolgersi per avviare un’attività autonoma o dipendente? Per rispondere a tutte le domande sul mondo dell’attività commerciale eccovi una piccola guida con tutto quello che c’è da sapere.
Attività in proprio, in franchising o low cost?
Prima di addentrarci nella legislazione e nei tempi burocratici dell’iter da compiere per aprire un negozio, vi illustriamo le regole, i pro e i contro delle due formule di investimento più adottate per lavorare in questo campo: quella dell’impresa in franchising e quella dell’attività in proprio.
Il franchising è una forma di affiliazione commerciale che prevede la collaborazione tra una società di distribuzione di servizi e/o vendita di prodotti già ben affermata sul mercato e un imprenditore singolo che, decidendo di aderire alla formula dell’azienda, avvia una propria attività usufruendo delle agevolazioni date dal marchio.
Questo tipo di investimento è l’ideale per chi ha poca esperienza nel campo commerciale e vuole iniziare un’attività imprenditoriale affidandosi alla consulenza di un’impresa ufficiale. Le possibilità di fallire nei primi anni di apertura di un negozio in franchising, infatti, sono davvero basse soprattutto grazie al sostegno da parte dell’azienda madre che accompagna l’imprenditore in tutto il processo di avvio dell’attività e anche nel corso del lavoro.
Dal canto suo, l’azienda gode della possibilità di crescere più velocemente grazie alla rete di imprenditori e negozi che decidono di aderire ad essa. Il franchising inoltre permette di decentrare e ripartire gli oneri finanziari e organizzativi sui propri affiliati, i quali dovranno investire il loro budget in base al reddito, scegliere la location e gestire il personale sotto la guida dell’impresa madre.
Aprire un negozio in proprio, invece, permette da un lato una maggiore responsabilità e libertà decisionale, ma richiede una notevole preparazione e passione verso il settore, una predisposizione ai clienti e alla gestione del marketing nonché la ricerca di contributi pubblici.
La maggior parte delle competenze vengono acquisite con la pratica, per cui all’inizio è sempre meglio farsi affiancare da un commercialista che vi aiuti ad analizzare il vostro progetto imprenditoriale e a compilare un business plan quanto più completo possibile per ridurre al minimo il rischio di fallimento e prevedere tutte le spese necessarie per la buona riuscita del progetto.
Esistono poi alcune soluzioni alternative e low cost per intraprendere questo percorso:
- la Srl Semplificata: è l’ideale per chi vuole avviare una start up tenologica o un negozio di prodotti tipici. Basta un capitale iniziale di un euro ed è la soluzione perfetta per chi vuole vedere se l’idea funziona o meno;
- l’Associazione, è la soluzione per chi vuole offire servizi di valore sociale ed educativo. Per avviarla servono almeno 3 soci che dovranno firmare uno statuto da inviare all’Agenzia delle Entrate per la richiesta del codice fiscale e per la registrazione;
- la Cooperativa, questa formula si adatta ad ogni tipo di attività e garantisce uno stipendio fisso. Bastano tre soci e una quota sociale di 25 euro a testa.
Analisi del mercato, spese e obiettivi: il business plan
Il business plan è quel documento che non dovrebbe mai mancare nella fase progettuale di un’idea imprenditoriale, soprattutto quando si tratta di creare un’impresa.
All’interno del business plan andranno inserite le caratteristiche dell’attività, cercando di dare una risposta a tutte le domande che ci si pone prima di dare avvio a un’impresa. Soltanto allora potrete redigere il vostro documento da utilizzare per la pianificazione e la gestione aziendale.
All’interno del vostro piano finanziario, quindi, dovranno comparire le seguenti voci:
- il tipo di negozio;
- la definizione dei prezzi;
- le forniture necessarie;
- il conto economico per gli investimenti;
- le entrate previste;
- le spese per il contratto d’affitto del locale e le bollette;
- l’analisi della concorrenza;
- le strategie di marketing e di promozione;
- la richiesta di assistenza pubblica in termini di finanza.
La burocrazia: dalla partita IVA alla Comunicazione Unica
Il successivo passaggio per l’apertura di un’attività in proprio prevede l’adempimento di una serie di procedure amministrative e burocratiche obbligatorie per l’avvio di un’impresa di qualsiasi tipo.
Come accennato in precedenza, la trafila burocratica è stata fortemente ridotta e semplificata grazie alla rivoluzione introdotta dal decreto Bersani del 1998 che ha liberalizzato il settore del commercio, abolendo ad esempio l’obbligo delle licenze per tutte le attività commerciali, ad eccezione delle tabaccherie.
Dal 2010, inoltre, è in vigore la Comunicazione Unica: uno strumento con cui è possibile assolvere tutti gli adempimenti amministrativi con una sola pratica inviata telematicamente. Prima del 2010, invece, le aziende dovevano essere in possesso di moduli diversi e interfacciarsi direttamente con ogni ente.
La liberalizzazione del commercio e la semplificazione della burocrazia, dunque, hanno permesso di avere oggi una procedura semplice per l’apertura di una nuova attività, ma non hanno abolito totalmente l’aspetto burocratico.
Per aprire una nuova impresa, infatti, ci sono una serie di requisiti da rispettare che riguardano sia l’imprenditore che il negozio fisico, delle autorizzazioni da richiedere e una lista di documenti da presentare.
Il primo consiglio è quello di verificare di essere in possesso dei requisiti legali previsti, ossia:
- non essere mai stati dichiarati falliti;
- non essere sotto sorveglianza speciale o obbligo di soggiorno;
- non aver subito condanne che prevedono un periodo detentivo superiore ai tre anni.
Vediamo quindi nel dettaglio quali sono le pratiche, i documenti amministrativi e l’iter da seguire per assolvere a tutti gli adempimenti amministrativi.
- Aprire la partita IVA: se l’attività svolta rientra tra quelle di impresa è necessario rivolgersi alla Camera di Commercio, se invece rientra nelle attività di lavoro autonomo è necessario rivolgersi all’Agenzia delle Entrate.
- Richiedere il Codice Ateco: in base al settore in cui si inserisce la vostra impresa, dovrete individuare e attribuire un codice alla vostra attività autonoma. Se nessun codice descrive esattamente la vostra attività, potrete utilizzare un codice generico.
- Iscriversi all’INAIL: l’assicurazione sul lavoro contro gli infortuni e le malattie professionali è obbligatoria.
- Iscriversi all’INPS: ogni imprenditore è obbligato a versare i contributi in base all’attività svolta.
- Chiedere l’iscrizione al Registro delle Imprese dietro pagamento del tributo.
- Scegliere il regime fiscale: la scelta dipende dal tipo di fatturato che prevedete di raggiungere. Il regime dei minimi è il più utilizzato in quanto semplifica la contabilità riducendo l’impatto fiscale.
Ulteriori adempimenti riguardano invece solo chi decide di aprire un negozio nel settore alimentare. In questo caso si dovrà richiedere anche:
- l’iscrizione al Registro Esercenti di Commercio;
- l’attestato del corso di formazione sull’igiene e sulla normativa che regola la conservazione dei cibi, organizzato dalla Camera di Commercio.
Tali documenti vengono trasmessi telematicamente attraverso la Comunicazione Unica a un unico soggetto che è il Registro delle Imprese che, a sua volta, si occuperà poi di inviare le pratiche agli enti di competenza.
La scelta del locale e le autorizzazioni
Nel percorso burocratico previsto per l’apertura di un’attività commerciale, un discorso a parte merita la scelta del locale e i requisiti che devono essere rispettati per poter richiedere i permessi immobiliari e adibirlo a negozio.
Innanzitutto, uno degli elementi fondamentali nella scelta del locale riguarda la sua posizione e collocazione. Dal luogo di residenza, infatti, dipende una maggiore o minore visibilità, con una ricaduta diretta sulle possibilità di successo del negozio stesso.
Dopo aver individuato la sede del locale da acquistare o affittare però ci sono una serie di requisiti di idoneità da rispettare che possono cambiare in base alla regione, al comune o città metropolitana di appartenenza.
Da un punto di vista amministrativo i documenti necessari da inviare sono i seguenti:
- la DIA – Dichiarazione di Inizio Attività;
- la SCIA – Segnalazione Certificata di inizio attività: da effettuare presso lo Sportello Unico Attività Produttive (Sportello SUAP) del Comune che verificherà il rispetto delle normative urbanistiche, dell’edilizia, di prevenzione incendi, igienico-sanitari e di sicurezza nei luoghi di lavoro.
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